Erano anni che non andavo in Val Masino; la ricordavo bellissima e non mi sbagliavo.
Il sasso remenno, lo spot più importante della valle per quanto riguarda l’arrampicata sportiva, conferma che le sorprese per gli scalatori non finiscono mai, perché la roccia non è mai uguale a se stessa.
L’anima di questo enorme masso erratico è un granito generalmente compatto, ma che in alcuni settori è lavorato quasi come fosse calcare. Buchi, svasi, reglette e microscopici appoggi. L”aderenza è eccezionale in ogni dove, malgrado la grande frequentazione.
Il “facile” quì non è mai banale. Tantissime placche appoggiate: un grande laboratorio per imparare a muoversi con maggiore economia grazie ai passi intermedi in aderenza.
Il “difficile”, più verticale, offre rebus complicati da risolvere a vista, dove i passi intermedi invece devono essere effettuati su microscopici appoggi. Gli appoggi di spinta invece spesso sono frutto di spalmate estreme.
Nella valle troviamo, a breve distanza l’una dall’altra, bellissime vie di tutte le difficoltà. Nessuna scusa quindi: qui si può (e si deve) arrampicare sempre con grande attenzione al gesto, a prescindere dal grado della via.
Sul facile per migliorarsi, sul difficile per forzare il limite.
Questa cosa va sottolineata, perché a volte tendiamo a scalare in maniera approssimativa trascurando un po’ la tecnica sulle vie molto facili, che invece possono essere una palestra naturale eccezionale per affinarla.
Oppure pensiamo che sia inutile o pericoloso affrontare le vie più difficili. Queste invece per essere risolte richiedono una cura maniacale del dettaglio, una precisione del movimento, più che un impiego eccessivo della forza, cosa che può essere di grande insegnamento.
Per questo credo che sia davvero importante lavorare con attenzione e passione entrambi gli “estremi”.
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Interesting! Però per chi non conosce il linguaggio come me, si perde qualcosa. Grazie.